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martedì 6 dicembre 2016

La campagna della NATO contro la libertà di espressione



Nota personale:

Il potere che governa le nostre nazioni comincia ad avere paura, non solo della verità che sta avendo un ampia diffusione tra le masse, ma della sovversione che porta questa verità.
Il percorso della sovversione è cominciato, e di conseguenza la perdita del controllo di questo potere, più stringeranno il controllo più avranno sovversione; più aumenteranno la repressione più troveranno resistenza; più avanzeranno nella loro menzogna, più troveranno persone ad urlargli la verità; 
più tenteranno di opprimere le genti, più troveranno la loro sublime sconfitta.

white wolf



di: Thierry Meyssan

Questa è una lunga storia che attraversa un arco di quindici anni. La NATO inizialmente ha cercato di mettere a tacere i cittadini che cercavano di conoscere la verità sugli attentati dell’11 settembre.
Poi ha preso di mira coloro che contestavano la versione ufficiale della “primavera araba” e della guerra contro la Siria. Da cosa nasce cosa, ha attaccato coloro che denunciavano il colpo di Stato in Ucraina. Ormai la NATO fa ora accusare da una pseudo-ONG quelli che han fatto campagna per Donald Trump di essere agenti russi.

 
DAMASCO (Siria) – Gli attentati dell’11 settembre 2001 sono stati seguiti sia da uno stato d’emergenza permanente sia da una serie di guerre. Come scrivevo all’epoca, la teoria secondo cui i mandanti sarebbero stati jihadisti che comandavano da una grotta afgana non regge all’analisi. Tutto fa pensare che siano stati invece organizzati da una fazione del complesso militare-industriale (uno dei tanti poteri che ha i suoi interessi che coincidono con il potere elitario cabalista NDR).
 
Se questa analisi è esatta, il seguito degli avvenimenti poteva soltanto portare a una repressione negli Stati Uniti e negli Stati alleati.


Quindici anni più tardi, la ferita che ho aperto non si è ancora chiusa, tutt’altro, a causa degli eventi che sono seguiti. Al Patriot Act e alle guerre del petrolio si sono poi aggiunte le “primavere arabe”. Non solo la maggior parte della popolazione statunitense non crede più a ciò che ha detto il suo governo dall’11/9 ma, votando per Donald Trump, ha appena espresso il suo rifiuto del Sistema post-11 settembre.

È successo che ho aperto mondialmente il dibattito sull’11/9, che ho aderito all’ultimo governo della Jamahiriya araba libica e che riferisco in loco la guerra contro la Siria. All’inizio, l’amministrazione USA ha pensato di poter fermare l’incendio accusandomi di scrivere qualsiasi cosa pur di far soldi e toccandomi laddove secondo essa faceva più male, ossia il portafoglio. Tuttavia le mie idee hanno continuato a diffondersi. Nell’ottobre 2004, quando 100 personalità USA hanno firmato una petizione per chiedere la riapertura delle indagini sugli attentati dell’11/9, Washington ha cominciato ad avere paura [1].




Nel 2005, ho riunito a Bruxelles più di 150 personalità provenienti da tutto il mondo – tra cui degli invitati siriani e russi come l’ex capo di stato maggiore delle forze armate della Federazione, il generale Leonid Ivashov – per denunciare i neo-conservatori, mostrando che il problema diventava globale [2].

Mentre durante il mandato di Jacques Chirac l’Eliseo si preoccupava della mia sicurezza, l’amministrazione Bush chiese nel 2007 al neoeletto presidente Nicolas Sarkozy di eliminarmi fisicamente.


Quando fui avvertito della sua risposta positiva da un amico ufficiale dello stato maggiore, ho avuto una sola via da percorrere: l’esilio. Gli altri miei amici – ero da 13 anni segretario nazionale del partito radicale di sinistra – mi guardarono increduli, mentre la stampa mi accusava di cadere nella paranoia. Nessuno mi è venuto pubblicamente in soccorso. Ho trovato rifugio in Siria e ho vagato nel mondo al di fuori dell’area NATO, sfuggendo a diversi tentativi di assassinio o rapimento. Per quindici anni, ho aperto dibattiti che si sono generalizzati. Sono sempre stato attaccato quando ero solo, ma quando le mie idee sono state condivise, sono state migliaia le persone che sono state perseguitate per averle riprese e sviluppate.

È in quello stesso periodo che Cass Sunstein (marito dell’Ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU Samantha Power) ha redatto con Adrian Vermeule per le università di Chicago e Harvard una memoria per la lotta contro le “teorie della cospirazione”: così chiamano il movimento che avevo iniziato. In nome della difesa della “Libertà” contro l’estremismo, gli autori definiscono un programma volto ad annichilire questa opposizione:
 



 Cass Sunstein



«Possiamo facilmente immaginare una serie di possibili risposte.
 

1. Il governo può vietare le teorie della cospirazione.

2. Il governo potrebbe imporre qualche sorta di tassa, finanziaria o di altro tipo, su coloro che diffondono tali teorie.
 

3. Il governo potrebbe impegnarsi in un contro-discorso al fine di screditare le teorie della cospirazione.
 

4. Il governo potrebbe ingaggiare soggetti privati credibili affinché si impegnino in una contro-narrazione.
 

5. Il governo potrebbe impegnarsi nella comunicazione informale con terzi e incoraggiarli» [3].
 

L’amministrazione Obama esitava a scegliere pubblicamente questa strada. Ma ad aprile 2009, propose al vertice NATO di Strasburgo-Kehl di creare un servizio di “Comunicazione Strategica”. Inoltre fece dimettere Anthony Jones dalla Casa Bianca nel 2009 poiché il famoso avvocato si era espresso senza mezzi termini sull’argomento [4].

Il progetto di servizio di comunicazione strategica della NATO è rimasto ancora nel cassetto fino a quando il governo lettone non si è fatto vivo. È stato alla fine installato a Riga, sotto la direzione di Janis Karklin?, a quel tempo responsabile all’ONU per il vertice mondiale sulla società dell’informazione e il Forum per la governance di internet. Concepito dai britannici, include partecipazioni di Germania, Estonia, Italia, Lussemburgo, Polonia e Regno Unito. In un primo momento, si accontentava di moltiplicare gli studi in argomento.

Tutto è cambiato nel 2014, quando il think tank della famiglia Khodorkovsky, l’Istitute of Modern Russia moderna (Istituto sulla Russia moderna) a New York, ha pubblicato un’analisi dei giornalisti Peter Pomerantsev e Michael Weiss [5].


Secondo il loro rapporto, la Russia avrebbe schierato un vasto sistema di propaganda all’estero. Tuttavia, invece di presentarsi in una luce favorevole, come durante la Guerra fredda, Mosca avrebbe deciso di inondare l’Occidente di “teorie della cospirazione” in modo da creare la confusione generale. Gli autori hanno precisato che queste “teorie” non vertono più solo sull’11 settembre, ma anche sulla copertura mediatica della guerra contro la Siria.
Nel tentativo di riattivare l’anti-sovietismo della Guerra fredda, il rapporto ha segnato un ribaltamento di valori. Fino ad allora, la classe dirigente USA ha cercato solo di nascondere il crimine dell’11 settembre accusando alcuni barbuti senza importanza. Ormai si trattava di accusare uno Stato straniero di essere responsabile dei nuovi crimini che Washington aveva commesso in Siria.


Nel settembre 2014, il governo britannico ha creato la 77ma Brigata; un’unità incaricata di contrastare la propaganda estera. Essa comprende 440 militari e più di un migliaio di civili del Foreign Office, inclusi membri dell’MI6, della Cooperazione e della Stabilisation Unit. Non si sa quali siano i suoi obiettivi. Questa brigata lavora con la 361st Civil Affairs Brigade dell’esercito di terra statunitense (basata in Germania e Italia). Queste unità militari erano state utilizzate per perturbare i siti web occidentali che cercavano di ristabilire sia la verità sull’11 settembre sia sulla guerra contro la Siria.

All’inizio 2015, Anne Applebaum (la moglie dell’ex ministro della Difesa polacco Radosław Sikorski) ha creato all’interno del Center for European Policy Analysis di Washington (Centro di analisi della politica europea) un’unità chiamata Information Warfare Initiative (Iniziativa sulla guerra dell’informazione) [6].


In origine si trattava di contrastare l’informazione russa in Europa centrale e orientale. Affidava questa iniziativa al già citato Peter Pomerantsev e a Edward Lucas, uno dei redattori di The Economist.

Benché Pomerantsev sia tanto il co-relatore dell’Institute of Modern Russia quanto il corresponsabile della Information Warfare Initiative, non fa più cenni all’11 settembre, né considera più la guerra contro la Siria come un tema centrale, ma solo come un tema ricorrente che permette di speculare sull’azione del Cremlino. Concentra invece le sue frecce contro il canale televisivo Russia Today e sull’agenzia di stampa Sputnik: due organi pubblici russi.




 



Nel febbraio 2015, il think tank del Partito socialista francese nonché contatto del National Endowment for Democracy (NED), la Fondazione Jean-Jaurès, ha pubblicato a sua volta una nota, intitolata Conspirationnisme, un état des lieux (trad.: “Cospirazionismo, una panoramica”) [7].

Essa ignora gli sviluppi a proposito della Russia e riprende il dibattito laddove Cass Sunstein l’aveva lasciato. Preconizza di vietare in modo puro e semplice ai “cospirazionisti” la possibilità di esprimersi. Da parte sua, il ministro dell’Educazione ha organizzato dei seminari nelle scuole per mettere in guardia gli studenti contro i “cospirazionisti”.

Il 19 e 20 marzo 2015, il Consiglio europeo ha chiesto all’Alta Rappresentante Federica Mogherini di preparare un piano di “comunicazione strategica” per denunciare le campagne di disinformazione della Russia in materia di Ucraina. Il Consiglio non ha menzionato né l’11 settembre né la guerra contro la Siria e ha cambiato il suo obiettivo per occuparsi solo degli avvenimenti in Ucraina.


Ad aprile 2015, la Mogherini ha creato all’interno del Servizio europeo per l’azione esterna (EEAS) un’unità di Comunicazioni strategiche [8].

È diretta da un agente dell’MI6 britannico, Giles Portman. Distribuisce a numerosi giornalisti europei, due volte a settimana, un insieme di argomenti intesi a dimostrare la malafede di Mosca; si tratta di cataloghi di notizie che alimentano abbondantemente i media europei.

Il 20 agosto 2015, il Centro di Comunicazione strategica della NATO è stato aperto a Riga sotto la direzione di Jānis Sārts e in presenza del direttore di una branca del National Endowment for Democracy, John McCain (qui in una conversazione con il presidente lituano Dalia Grybauskaitė).

Fin dalla sua nascita, il Centro di Comunicazione strategica della NATO ha preso con sé un servizio dell’Atlantic Council, il Digital Forensics Research Lab. Un Manuale di Comunicazione Strategica è stato redatto dalla NATO. Mira a coordinare e sostituire tutti i dispositivi antecedenti in materia di Diplomazia pubblica, di Pubbliche relazioni (Public Affairs), di Pubbliche Relazioni militari, di Operazioni sui sistemi elettronici di comunicazione (Information Operations) e di Operazioni Psicologiche.

Su ispirazione della NATO, l’ex ministra degli Esteri polacca intanto diventata eurodeputata, Anna Fotyga, ha fatto adottare al Parlamento europeo il 23 novembre 2016 una risoluzione sulla «comunicazione strategica dell’Unione mirante a contrastare la propaganda rivolta contro di essa da parte di terzi». Anche in questo caso, l’obiettivo si sposta: non si tratta più di contrastare il discorso sull’11/9 (vecchio di 15 anni), né quello della guerra contro la Siria, ma di creare un amalgama tra il discorso che contesta gli avvenimenti ucraini e quello di Daesh. Si torna al punto di partenza: quelli che contestavano le versioni correnti sull’11/9 cercavano secondo la NATO di riabilitare Al-Qa’ida, quelli che fanno il gioco della Russia mirano a distruggere l’Occidente come Daesh. E poco importa che la NATO sostenga Al -Qa’ida ad Aleppo Est.

  Anna Fotyga

Lanciato da un articolo clamoroso sul Washington Post, il 24 novembre 2016 [9], un misterioso gruppo denominato “Propaganda or Not?” ha stabilito un elenco di 200 siti web 
-compreso Voltairenet.org – presuntamente incaricati dal Cremlino di trasmettere la propaganda russa e intossicare l’opinione pubblica statunitense al punto di averla spinta a votare Trump.

Sebbene “Propaganda or Not?” non pubblichi i nomi dei suoi capi, indica il fatto di riunire quattro organizzazioni: Polygraph, The Interpreter, il Center for European Policy Analysis e il Digital Forensic Research Lab.
 

– Polygraph è un sito di Voice of America, la radio e televisione pubblica statunitense controllata dal Broadcasting Board of Governors.
 

– The Interpreter è la rivista dell’Institute of Modern Russia, ora trasmesso da Voice of America.
 

– Il Center for European Policy Analysis è un pseudopodo del National Endowment for Democracy (NED), guidato da Zbigniew Brzezinski e Madeleine Albright.
 

– Infine, il Digital Forensic Research Lab è un programma dell’Atlantic Council.
In un documento rilasciato da “Propaganda or Not?”, questa pseudo-ONG, emanazione di associazioni finanziate dall’amministrazione Obama, nomina il nemico: la Russia. La accusa di essere all’origine del movimento per la verità sull’11/9 e dei siti web che sostengono la Siria e la Crimea.

Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato il 2 Dicembre 2016 una legge che vieta qualsiasi cooperazione militare tra Washington e Mosca. In pochi anni, la NATO ha riattivato il maccartismo.
 

Documenti allegati

Complaint Voltaire Network International vs Prop or Not?

Reclamo depositato presso l’Ispettore generale del Dipartimento di Stato. Réseau Voltaire International, 2 dicembre 2016.



NOTE

[1] «100 personnalités contestent la version officielle du 11 septembre», Réseau Voltaire, 26 octobre 2004.
 

[2] «Axis for Peace», Réseau Voltaire.
 

[3] «Conspiracy Theories», Cass R. Sunstein & Adrian Vermeule, Harvard Law School, January 15, 2008.
 

[4] «11-Septembre: Obama congédie un de ses conseillers», Réseau Voltaire, 8 septembre 2009.
 

[5] «The Menace of Unreality: How the Kremlin Weaponizes Information, Culture and Money», Peter Pomerantsev & Michael Weiss, The Interpreter/ Institute of Modern Russia, 2014.
 

[6] Information Warfare Initiative, sito ufficiale.
 

[7] «Lo Stato contro la Repubblica», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 9 marzo 2015.
 

[8] «La propaganda UE contro la Russia», Rete Voltaire, 6 luglio 2016.
 

[9] “Russian Propaganda Effort Helped Spread ‘Fake News’ During the Election, Experts Say”, Craig Timberg, The Washington Post, November 24, 2016
Traduzione a cura di Matzu Yagi.




Fonte: Mega Chip Globalist




Fonte articolo

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