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lunedì 4 febbraio 2019

Fenomenologia del Radical Chic (2° parte)






di:Roberto Pecchioli

Il neo borghese progressista, libertario e, si perdoni l’ossimoro, moderatamente radicale, vive a una sola dimensione, l’eterno presente di cui parlava un curioso filosofo marxista di origine russa che operò per decenni al servizio riservato della Francia, Aléxandre Kojéve. Il paradosso che intuì fu la progressiva animalizzazione dell’uomo, contrappunto della globalizzazione e dell’affermazione della democrazia capitalistica. Secondo Kojéve, si stava verificando la fine dell’agire storico dell’uomo europeo e occidentale nella direzione di uno Stato universale omogeneo, di cui le classi alte sono banditrici.

Fenomenologia del Radical Chic (I° parte)


di: Roberto Pecchioli


La società occidentale odierna è un mondo eterodiretto, un prodotto di ingegneria antropologica secolare giunto al suo compimento. I cambiamenti sono adesso così rapidi che i più sensibili sono colti da un senso di straniamento, l’alienazione profonda di chi si sente separato da se stesso e da ciò che gli era familiare. La decadenza civile, etica e persino individuale è tanto avanzata da non essere neppure più percepita. Motus in fine velocior, insieme con la scissione radicale dal passato, l’obliterazione di ogni principio e orizzonte preesistente.


Si è determinata, anzi è stata prodotta una mutazione antropologica che ha creato nuovi tipi umani. In ogni società sono le élite a improntare per imitazione i comportamenti di massa. E’ dunque utile analizzare i mutamenti di quella classe sociale per capire gli esiti dei processi politici, sociologici, esistenziali che ci avvolgono. Il più significativo osservatore è stato l’americano Christopher Lasch, etichettato sbrigativamente come populista di sinistra, con saggi di capitale importanza come La cultura del narcisismo, La ribellione delle élite e L’io minimo, nei quali tracciò una fenomenologia dell’uomo occidentale delle classi alte, sradicato, narcisista, privo di idee forti e soprattutto personali.

venerdì 4 gennaio 2019

l’ultima moda svedese: Impianto del microchip sottopelle con selfie



Un selfie con la distopia. In Svezia l’impianto di microchip sottopelle – contenenti password, numeri Pin, dati delle carte di credito, abbonamenti ai mezzi pubblici, chiavi di accesso a musei o altri edifici – è diventato ormai una sorta di necessità imprescindibile, e da qualche tempo decine di migliaia di cittadini affollano regolarmente i centri che eseguono l’operazione. 

Ad Epicenter, uno dei più grossi centri di impianto svedesi, il successo di questi micro-dispositivi è stato talmente stellare che vengono organizzati dei party in cui la gente viene “chippata” e ha la possibilità di socializzare, fare nuove conoscenze e – perché no – incontrare l’anima gemella.

venerdì 20 luglio 2018

Il delirio dei mondialisti contro le nascite e la vita



La Spina nel Fianco

Inauguriamo questa nuova rubrica dai toni irriverenti e volutamente provocatori, con una riflessione politica sull’ultima assurdità del progressismo.
La notizia è recente, la Chicco, noto marchio di articoli per bambini e neonati, ha avuto la terribile colpa di aver prodotto uno spot pubblicitario dove, con toni assolutamente scanzonati e appunto con volontà soltanto pubblicitarie, incita apertamente gli italiani a fare più figli; ” Abbiamo bisogno di bambini! Migliaia, milioni, trilioni di bambini che ci aiuteranno a crescere portando l’Italia dove è giusto che stia. Facciamolo per l’Italia ecc. “.

lunedì 13 febbraio 2017

La “religione dei diritti umani”… il viaggio verso il nulla







di: Roberto Pecchioli

La deriva nichilista dei diritti umani
 

Oltre Sodoma

Roma – di Roberto Pecchioli – Barack Obama, il beniamino di tutti i progressismi del pianeta, ha affermato di essere orgoglioso di avere allargato i “diritti” delle cosiddette comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali – 1). In occasione della promulgazione della legge sul matrimonio per tutti – così lo chiamano, con una pericolosa torsione semantica – affermò che aveva “vinto l’amore”. 

In Italia, Matteo Renzi si è detto orgoglioso che il suo governo abbia realizzato le unioni civili, ossia il matrimonio omosessuale sotto mentite spoglie, dotato di una sorta di nome d’arte per chiamare “formazioni sociali” i soggetti uniti civilmente e bypassare l’art. 29 della costituzione con la sua antiquata definizione di famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.