Pagine

lunedì 11 gennaio 2016

Il fallimento delle società “multiculturali” e l’esempio della Svezia




di: Luciano Lago

Mentre sono ancora fortissime le reazioni all’interno della Germania ed in tutta Europa ai fatti accaduti a Colonia ed in altre città tedesche che hanno visto il verificarsi una aggressione di massa, con inclusi stupri, contro le donne da parte di moltititudini di immigrati nordafricani ed arabi, i sostenitori del mito della società multiculturale che “stempera i contrasti e riesce ad amalgamare tutte le differenze fra le culture” (!), cercano di minimizzare gli avvenimenti e tornano a parlare di “strumentalizzazione degli episodi” effettuata dai movimenti populisti e di casi di comportamenti individuali da non generalizzare.



Persino alcune manifestazioni di protesta avvenute in Germania sono state bollate come “espressioni di populismo e di fermenti razzisti e retrogradi”. “La tendenza dell’Eruropa è quella della costruzione del multiculturalismo e questo è un percorso irreversibile che non può essere fermato”, ha affermato un influente intellettuale francese a proposito di questi fatti, il conosciuto milionario   “maitre a penser”, neo con francese, Bernard Henry Levy, lo stesso che ebbe a dichiarare, annunciando la morte imminente dell’Europa, che “se la Siria fosse stata sufficientemente bombardata la crisi dei rifugiati siriani non avrebbe mai avuto luogo (Migrants: pour qui sonne le glas? Project Syndicate, 31 agosto 2015).





 Nella foto a sinistra  Bernard Henry Levy


In realtà esiste una forte corrente di opinione pubblica in Germania, come in altri paesi europei (in particolare in Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceka), che contesta questa scelta fatta dai governi di uniformarsi verso la politica delle porte aperte all’immigrazione e la costruzione del multiculturalismo forzato, imposto dalle elites di potere, mentre in questi paesi si avvertono i pericoli insiti in questo progetto, motivo per cui i fatti di Colonia sono considerati un campanello d’allarme, come lo erano stati gli episodi di terrorismo ed il diffondersi delle ideologie integraliste fra le minoranze mussulmane in alcuni paesi d’Europa.

Si avverte la presenza di un solco scavato tra il pensiero delle elites e la volontà delle masse popolari che, prima d’ora, non era mai stato più profondo: Le oligarchie che hanno occupato il potere ( l'elite finanziaria ebraica NDR) hanno deliberatamente dichiarato guerra alla volontà popolare.
 
Questo solco viene caratterizzato da un processo di smantellamento delle istituzioni nazionali in nome del “ci pensa l’Europa”. Lo svuotamento della politica, lo scivolamento dello Stato verso uno Stato collusivo”.


L’anomia  generale, dimostrata da un pensiero politico totalmente scisso da quello della comune base popolare, oltre che da uno status di ricchezza e di privilegi così eccessivi da essere odiosi, di cui sono titolari i componenti delle elites, e dalla pretesa di dover affermare come prioritari sempre i “diritti”degli immigrati rispetto a quelli dei comuni cittadini, o i “diritti dei gay” rispetto a quelli delle famiglie normali. Tutti i disordini, gli episodi di alienazione e di violenza, il senso di essere spossessati del controllo sulle proprie vite, le crisi causate dalle politichè di austerità e la perdita di orientamento pubblico e privato, hanno tutti una causa, in fondo: la perdita della sovranità.
 
Esistono paesi d’Europa che sono certamente più avanti rispetto ad altri nella politica di affermazione della società multiculturale; uno di questi è sicuramentela Svezia.










Il caso della Svezia “multiculturale”


 
Possiamo verificare quali siano stati gli “effetti collaterali” della avvenuta integrazione fra le culture in Svezia, un paese che ha fatto da laboratorio sociale per il resto d’Europa.
Il processo di “multiculturalizzazione” della società svedese iniziò nel 1975, quando per volontà di Ingrid Carlqvist y Lars Hedegaard il Parlamento svedese decise di cambiare la composizione sociale della Svezia avviandola verso la creazione di un paese multiculturale. Dopo quaranta anni vengono fuori le drammatiche conseguenze di questo cambiamento: il crimine violento si è incrementato di un 300%.


Tuttavia nel verificare il numero delle violenze contro le donne e le bambine in particolare , l’aumento di questa tipologia di crimini  è ancora molto peggio. Infatti, mentre nel 1975 di registravano 421 violenze denunciate agli uffici di polizia, nell’anno 2014 il numero registrato delle stesse violenze corrisoonde a 6.620. Questo presuppone che ci sia stato un incremento che corrisponde al 1.472%.


La Svezia (assieme a Danimarca e Finlandia) oggi occupa la posizione n. 2 nella lista mondiale delle violenze e stupri contro le donne .
Secondo l’inchiesta del 2014, la Svezia con 53,2 violenze per ogni 100.000 abitanti, viene superata unicamente dal piccolo regno del Lesoto nel Sud Africa, con 91,6 violenze per ogni 100.000 abitanti.


Vedi: Sweden:Rape Capital of the West
 
Secondo i dati riportati dal Consiglio Nazionale Svedese per la prevenzione del Delitto (Brottsförebyggande rådet; conosciuto como Brå) – un organismo che dipende dal Ministero della Giustizia– 20.000 donne svedesi hanno riferito de essere state violentate nel corso del 20111 (questo indica che meno del 25% delle violenze si denunciano alla polizia).

Le spiegazioni di questo fenomeno che vengono fornite dalle autorità pubbliche e dai media svedesi sono molto fuorvianti e non tengono conto della enorme crescita di questo allarmante fenomeno. Alcune di queste sono:  che gli svedesi sono oggi più propensi a denunciare i crimini rispetto al passato; che la legge è stata modificata per cui i delitti sessuali vengono  classificati come violenze; che gli uomini non vogliono ammettere una condizione di eguaglianza con l’altro sesso e reagiscono con la violenza(?).

Un mito femminista di lunga data afferma che il luogo più pericoloso per una donna è la sua stessa casa e che il maggior numenro di violenze di registra nel circolo dei familiari. Questa affermazione è stata in ogni caso confutata dall’informativa del Bra: Nel 58% dei casi l’aggressore era totalmente sconosciuto dalla vittima. Nel 29% dei casi l’aggressore era stato un conoscente e nel 13% dei casi il suo aggressore era stata una persona vicina alla vittima.
 

Il Bra afferma che non ci sono grandi differenze tre le donne di origine svedese e quelle straniere quando si tratta del rischio di stupro. In maniera significativa lo studio non riporta l’origine dei violentatori.

Nel 1975, l’anno in cui fu deciso dai politici la creazione della società multiculturale, la popolazione svedese assommava a 8.208.000 persone, nell’anno 2014 la stessa popolazione era cresciuta fino a 9.743.000 – un aumento del 18,7%. Una crescita dovuta all’immigrazione, visto che le donne svedesi hanno un promedio di 1,92 figli a testa, in paragone con i 2,24 delle donne immigrate. Tuttavia si deve tenere in conto che gli immigrati di seconda generazione sono di fatto cittadini svedesi. La recente crescita della popolazione non ha paragone: mai vi era stata nella storia del paese una crescita così rapida della popolazione tanto che la Svezia è il paese con maggiore crescita demografica in Europa.

Nel corso degli ultimi 10/15 anni gli immigrati sono arrivati principalmente da paesi mussulmani come l’Iraq, la Siria e la Somalia. Questa affluenza massiccia può spiegare l’aumento esplosivo del numero delle violenze in Svezia? Difficile dare una risposta perchè la legge proibisce di fare registrazioni basate sulla razza o sulla religione delle persone. La questione si spiega però nel senso che la maggior parte delle persone che arrivano dal Medio Oriente e dall’Africa hanno una visione differente della donna e del sesso rispetto a quella degli scandinavi. Vedi: Huffington Post 





Nonostante che i politici e gli intellettuali dell’establishment si siano prodigati nel convincere la popolazione che qualunque persona ponga il piede sul suolo svedese diventa perfettamente uguale a quelli che vivono qui da decine di generazioni, i fatti denotano una direzione del tutto differente.

I risultati delle inchieste che tentano di esaminare i dati relativi all’aumento della criminalità rispetto agli anni precedenti, con riferimento all’aumento del numero degli stranieri, vengono subito criticati ed attaccati anche brutalmente sui social media e si tende a non menzionarli.
 

Ad un politico del Partito Democratico Svedese, Michael Hess, che ha tentato di spiegare il fenomeno delle violenze con la cultura islamica delle popolazioni di provenienza araba mussulmana ed aveva fatto l’esempio delle violenze contro le donne verificatesi al Cairo durante le manifestazioni della “Primavera Araba” nella piazza di Tahrir, giudicando quella della violenza ed il relativo stato di sottomissione della donna, come un fatto profondamente radicato nella cultura arabo/islamica, queste considerazioni sono costate una accusa ed una condanna per “denigrazione di gruppi etnici” (“hets mot folkgrupp”) con irrorazione di carcere e di una sanzione pecuniaria.  Vedi: Swedish Politician Fined for ‘Hate Speech’ Against Islam
 

Questo nonostante il fatto che Hess sia una persona che aveva vissuto in quei paesi , conosceva la cultura mussulmana ed aveva anche fatto uno studio sociologico sulle usanze e sulla cultura di quelle popolazioni. La Corte che ha giudicato Hess ha ritenuto questi fatti irrilevanti e la condanna è stata inflitta, con sospensione della pena carceraria ,essendo il politico incensurato. Pene accessorie previste: sospensione da incarichi pubblici, divieto di pubbicazione e conseguente isolamento sociale.

La  Svezia è il paese “più avanzato” in Europa: la dissidenza dal “Pensiero Unico” in Svezia non è ammessa e presto questa intolleranza verso chi dissente dai concetti base del mondialismo e della società multiculturale, sarà istituzionalizzata con la proposta della Commissione Europea di istituire un reato europeo, valido in ogni stato, per chiunque osi denigrare altri gruppi etnici, una versione peggiorativa della legge Mancino già presente anche in Italia, la legge che attualmente punisce   “….. l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali”. Si tratterà di punire anche chi voglia pubblicare statistiche che possano dimostrare l’inclinazione a delinquere di determinati gruppi etnici (ad es. i Rom, i Sinti), ovvero la tendenza a sottomettere ed esercitare violenza sulle donne (ad esempio gli islamici sunniti), ecc.. La repressione è in arrivo  per i reati d’opinione, nell’Unione Europea, come era largamente  previsto, si preannuncia prossima e colpirà in forma risolutiva coloro che dissentiranno dal “Pensiero Unico”.





Si sta avverando la profezia del vecchio dissidente russo,  Vladimir Bukovsky, il quale aveva detto:  “…..L’Unione Europea, questo nuovo mostro è straordinariamente simile a quello che abbiamo appena seppellito (l’URSS) «Chi governava l’Urss? Quindici persone, non elette, che si sceglievano fra di loro. Chi governa l’UE? Venti persone non elette che si scelgono fra di loro». »

«L’Urss aveva i gulag. L’UE», aggiungeva Bukovsky, «non ha dei gulag che si vedono, non c’è una persecuzione tangibile. Ma nonostante l’ideologia della sinistra (mondialista) di oggi sia “soft”, l’effetto è lo stesso: ci sono i gulag intellettuali. Gli oppositori sono completamente isolati e marchiati come degli intoccabili sociali. Sono messi a tacere, gli si impedisce di pubblicare, di fare carriera universitaria ecc. Questo è il loro modo di trattare con i dissidenti».





Fonte: controinformazione.info







articoli collegati: 



la-svezia-e-fuori-controllo-esplosione.html


germania-capodanno-da-incubo-bande-di.html


video-kai-murros-la-rivoluzione.html 


video-educazione-moderna-la-critica.html


da-un-documento-del-1869-il-piano-per.html 

4 commenti:

  1. Grazie a te,i complimenti all'autore dell'articolo.

    RispondiElimina
  2. I paesi scandinavi furono i primi a subire l'onta dell'immigrazione selvaggia, una punizione per aver entusiaticamente appoggiato la Germania.

    RispondiElimina